L’Assunzione di Maria in cielo in una riflessione, ricca di dolcezza, di Don Alfredo Ferlaino.
Maria e Gesù si rivedono in cielo
Quale fiume di gioia, di giubilo e di felicità fu per Maria quando rivide Gesù in cielo, salendo a Lui non solo con l’anima, ma anche con il corpo glorificato, splendendo come un sole nella luce della Grazia!
Il corpo di Maria! Niente vi era in quel corpo che non avesse offerto la sua piena dedizione verso il Redentore:
il suo casto seno che aveva portato il Figlio di Dio;
le mani che lo avevano posato appena nato nel presepio e gli avevano offerto il primo sorso e il primo cibo e, infine, lo avevano guidato da fanciullo a muovere i primi passi, e sempre erano state per lui servizievoli: macinando il grano, cuocendo il pane, filando, tessendo e cucendo, finché Egli non fu cresciuto tanto da esser maturo per la Passione; quelle mani che nell’ora del dolore si erano congiunte in pieno abbandono a Dio, sotto il soverchio peso del supplizio.
I suoi piedi si erano mossi parecchie volte per amore di Gesù: verso il pozzo per attingere l’acqua che placasse la sua sete; sulle colline pietrose a raccogliere legna; c’erano poi quei passi innumerevoli che le donne fanno nella propria casa quando sono preoccupate per i loro figliuoli; quelli fatti in occasione dei pellegrinaggi; i passi verso il Santuario a cercare Gesù perduto; quelli fatti per seguire il Figlio che saliva sul Calvario.
I suoi occhi salutavano Gesù ed erano gli stessi che l’avevano contemplato, pieni di gioia, appena nato nel presepio, l’avevano veduto crescere, lo seguivano, quasi invisibili, a Nazareth di ora in ora, e non potevano avere pace che in Lui. Ora essi dovevano riposarsi eternamente in Lui.
I suoi orecchi avevano sentito nella voce di Gesù quella del Figlio di Dio, in un’epoca in cui le parole sue si confondevano ancora collo stridor delle seghe, quando egli diceva ai clienti il prezzo degli aratri, quando predicava e insegnava, compiva i miracoli e comandava al demonio di fuggire, quando pregava sulla croce per i nemici e si lamentava del suo abbandono. Maria le aveva custodite tutte nel suo cuore quelle parole. Ora riascoltava la Sua voce, ma del Figlio di Dio nella sua gloria.
Il cuore della Vergine aveva desiderato il Messia, in ore di santa preparazione. Era diventato un cuore materno per Gesù, da quando l’angelo le annunciò: “Darai alla luce un figliuolo, a cui porrai nome Gesù”. Da quel momento il suo cuore non aveva più battuto per sé, ma per il figlio e per gli uomini da salvare. Né aveva cessato di battere per il Redentore e i suoi fedeli, quando il cuore di Gesù si arrestò sulla croce. Essa aveva resistito, nonostante la profezia di Simeone; aveva anzi desiderato che Egli fosse così martirizzato per amore degli uomini, troppo bisognosi di Redenzione. Il Cuore della Vergine aveva continuato a battere per Gesù quando Egli riposava nel sepolcro, quando salì al cielo e lasciò i suoi fedeli con l’ordine di attendere il Consolatore. E dopo che questi era disceso, il suo cuore aveva sofferto e gioito con la giovane Chiesa.
Ora, in cielo, l’amore del suo cuore sfociò nel cuore di Gesù, un oceano d’amore in un infinito mare d’amore, dove si univa anche l’amore della Madre e del Figlio verso gli uomini per cui Gesù aveva tanto patito sulla terra e Maria, seguendolo, sopportato tante pene.
La mente di Maria con un solo sguardo comprese ora la posizione di Gesù come Redentore del mondo, e i rapporti dei singoli uomini e dell’intera umanità verso Gesù. Comprese quel che significassero gli Apostoli nel regno di Dio e, nella sua materna benignità, si volgeva amorevolmente tanto ad un umile artigiano quanto ad un servo della gleba o ad uno schiavo, nella cui anima si fosse destato un tacito desiderio del suo Figliuolo e di conoscere qualcosa sul suo insegnamento. Ora non poteva fare altrimenti: il suo amore per Gesù traboccava in una materna assistenza perenne ad ogni creatura che fosse capace di riconoscere e amare il figlio suo Gesù. Sulla terra Gesù non aveva potuto spiegare alla madre sua tante cose: era stato soprattutto il Figlio dell’Eterno Padre, che era venuto sulla terra con una missione e doveva compierla senza darne conto a nessuno. Ora finalmente le poteva rivelare tutto; poteva farle contemplare dal cielo il mistero del Regno, la vita della Chiesa giovanilmente apostolica. Maria doveva essere la creatura più vicina a Lui e al suo trono, come sulla terra era stata la più vicina alla croce. E come allora aveva sofferto con Lui, così anche ora doveva avere il diritto d’implorare e spargere grazie sui figli di Dio sulla terra. La maternità che Gesù le aveva affidata dalla croce, toccava ora, con la sua Assunzione in cielo, il suo vertice e la sua perfezione.