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Gocce di Fede

Umiltà e fede per accogliere Gesù

Le riflessioni di Don Alfredo Ferlaino.


Dalla seconda lettera di San Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia.
A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.

MC 6, 1-6

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.


“Mi è stata messa una spina nella carne”.
Gli esegeti hanno discusso molto sulla natura e sul significato dei questa spina. Quasi tutti hanno pensato che S. Paolo alludesse a qualche sua malattia del corpo, o intendesse parlare delle persecuzioni che gli suscitavano contro i suoi nemici, o volesse parlare delle tentazioni della carne, che senza dubbio affliggono e umiliano gli uomini di Dio. Alcuni commentatori hanno pensato che si trattasse di tutte queste cose assieme, come lascia intendere lo stesso S. Paolo al termine della lettura di oggi.
Paolo si sentiva continuamente incapace nel suo apostolato, a causa dei suoi limiti personali e di tutte le difficoltà che incontrava. E pregava il Signore che lo liberasse …
Ma il Signore gli faceva capire che non doveva chiedere l’allontanamento delle difficoltà, ma solo la grazia di superarle, perché se egli - Paolo - nella sua debolezza, riusciva vincitore, appariva più evidente la potenza salvifica di Cristo. Convinto di tutto questo, Paolo concludeva: “Mi vanterò, allora, ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Quando sono debole, è allora che sono forte”.
(Vangelo). “Nella sinagoga (di Nazaret) molti, ascoltandolo, dicevano: “Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa? E questi prodigi?”.

È la domanda che S. Marco si pone sempre nel suo Vangelo: “Chi è Costui al quale anche il vento e il mare obbediscono, come pure le malattie e la morte?”. S. Marco se la pone questa domanda, perché mira a convincere i suoi lettori pagani a credere e a seguire Gesù, in quanto vero Dio venuto sulla terra.

“E i nazaretani si scandalizzavano di Lui”. Perché si scandalizzavano? Perché non concepivano un Dio fatto a misura d’uomo, diventato in tutto simile all’uomo, un Dio che si umiliava tanto da vivere povero tra i poveri. Se dovevano accogliere un dio nella veste di Dio, nessuna difficoltà! Ma accogliere un dio nella veste di un servo, nella condizione di un povero, nel mestiere di un falegname, questo sì che era difficile e scandaloso! Ancora non sapevano che proprio questo era lo stile di Dio, il suo modo di procedere, il suo modo di salvare!. Ecco perché sorgeva il dubbio, lo scetticismo e l’incredulità. Per non scandalizzarsi, bisognava essere umili, come Maria, Giuseppe, i pastori, i magi, i discepoli e tutti i piccoli del Vangelo, che adorarono Dio in un Bambino, che adorarono Dio in un Uomo crocifisso!

Questo vale anche per noi oggi. Non è forse vero che anche oggi la gente va in cerca dello straordinario, del meraviglioso, delle manifestazioni spettacolari, mentre Dio sceglie l’umiltà dei segni sacramentali, sceglie il nascondimento e rifiuta la spettacolarità, proprio come ha fatto a Nazaret dov’è vissuto facendo il falegname, mentre poteva compiere opere strabilianti? Impariamo la lezione dal Vangelo …

“E Gesù si meravigliava della loro incredulità”. Notiamo qui il contrasto tra la fede di Giàiro e dell’emorroissa, e l’incredulità dei nazaretani. La fede strappa i miracoli, mentre la mancanza di fede e la durezza del cuore paralizzano l’azione di Dio. Impariamo!

 

                  

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