È qualche giorno che cerco di scrivere la storia mia e di Filippo e ce l’avevo quasi fatta quando Federico, un meraviglioso ragazzo autistico, mi ha fatto notare quante parole inutili usiamo noi “neuro-tipici” per comunicare delle cose tanto semplici e tanto immediate, se si comunica col cuore.
E allora la nostra storia si è ridotta a questo.
E allora la nostra storia si è ridotta a questo.
È semplicemente la storia di una mamma che ama il suo bambino da quando fa il test di gravidanza e risulta positivo, e che lo ama A PRESCINDERE da come sarà.
Alla quinta settimana di gravidanza le analisi segnalarono la presenza di una fortissima toxoplasmosi e il rischio di malattia, malformazione, invalidità fisica e mentale del nascituro si fece così alto che ogni medico, ogni presidio ospedaliero e ogni centro analisi consigliavano unanimemente l’aborto.
Anche molte ragioni, molto “razionali”, lo consigliavano: ero sola con altri tre figli, pochi soldi, tanto bisogno di lavorare, una salute a tratti cagionevole…
Chi avrebbe accudito il mio bambino ammalato o chi avrebbe lavorato al posto mio? Dove avrei trovato le forze fisiche per prendermene cura? Avevo già 45 anni… Che ne sarebbe stato di lui quando fossi diventata vecchia?
Ma io amavo il mio bambino A PRESCINDERE da come sarebbe stato e da come avrei fatto, perché se il Signore me l’aveva mandato, un disegno l’aveva e non mi sentivo in diritto di interromperlo.
Però non riuscivo a trovare sostegno da parte di nessun medico e nel frattempo si era fatto il 14 agosto e stava per scadere il termine massimo per abortire.
Mentre tutti premevano perché mi sbrigassi, mi arrivò voce dell’esistenza del Professor Noia e lo chiamai, probabilmente quando aveva messo il primo piede a mollo nel mare per delle meritate vacanze!
La sua voce fuori dal coro mi diede conforto immediato, sostenne da subito la mia scelta per la vita e mi indirizzò verso il percorso di sostegno alla nascita presso il Policlinico Gemelli.
Non vidi mai di persona il Professor Noia, se non molto dopo la nascita di Filippo, ma non dimenticherò mai l’aiuto ricevuto per trasformare una pianificazione di morte in un progetto di vita, una paralisi da paura in danza d’amore, il freddo della solitudine in un inno alla solidarietà, anche tra le mamme che incontrai nella stessa situazione.
La luce inonda sempre il buio e in una vita regna sempre la luce, indipendentemente dalla sua abilità a brillare.
Filippo ora esiste e sta bene. È una gioia immensa.
Un dono nel dono.
Grazie!