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Racconti di Vita

Oltre la sofferenza dell’aborto: la rinascita nell’Amore misericordioso di Dio. Testimonianza

Ciao a tutti voi che leggete e che quello di cui avete bisogno è un messaggio di speranza, quella meravigliosa Speranza che solo il Padre Buono può donarci.

Mi scuso con tutti voi perché ho il desiderio forte, anzi fortissimo, di donarvi la mia testimonianza, ma allo stesso tempo desidero rispettare il volere dei miei cari che non hanno piacere di divulgare la nostra storia familiare, quindi per rispetto nei confronti delle persone che amo, mi celerò dietro l’anonimato. Bene, dopo questa premessa, spero che non abbandoniate la lettura della storia che desidero condividere con voi.
Torniamo un po' indietro nel tempo, siamo nel 2006 mio marito ed io siamo al settimo cielo! Abbiamo atteso, desiderato questo momento che ci sembra di camminare a tre metri da terra! Abbiamo appena saputo che aspettiamo un figlio! Il nostro primo figlio! Una gioia immensa! Cominciamo il nostro nuovo cammino nell’accoglienza della nuova vita che arriverà a completare il nostro vivere di coppia.
Cerco una ginecologa che ci segua e della quale possa fidarmi. Mi viene proposta una professionista da un’amica. Prendo appuntamento e mio marito ed io, insieme ai nostri sentimenti contrastanti di gioia, amore, ma anche timore di non essere all’altezza di diventare genitori, di prenderci cura di un piccolino, ci rechiamo nel suo studio. Conosciamo la dottoressa e subito capisco che è la persona giusta, trovo subito un certo feeling. È il momento, la prima ecografia: ovviamente non vediamo nulla e non capiamo dov’è nostro figlio in mezzo a tutte quelle macchie… ma sappiamo che è lì… ci fa sentire il battito ed il mio cuore perde un battito, un battito di gioia immensa! Prima visita è andata, tutto bene! Siamo al settimo cielo! Potrebbe essere un maschio, certo, mio marito avrebbe voluto una femmina, ma va benissimo così! Diventeremo genitori!!! Cominciamo a pensare a come e quando dirlo ai futuri nonni (sono già tutti nonni in effetti… ma non ancora i ‘nostri’ nonni).
Decidiamo di regalare un bambolotto ai nostri genitori. Quando glielo portiamo vediamo la gioia, l’amore negli occhi dei nostri genitori e questo ci fa capire che anche se non abbiamo esperienza e non sapremo cosa fare, abbiamo i nostri quattro genitori che ci supporteranno in questa fantastica avventura. Senza contare poi i fratelli, gli amici, che sono già alle prese con i loro piccoli pargoletti… siamo veramente circondati di aiuto, quindi andrà sicuramente tutto bene. Tutto bene, sì, fino alla successiva ecografia… ecco la seconda ecografia, capiamo subito che qualcosa non va… la ginecologa ci dice che la nuca del nostro bimbo presenta uno spessore che è fuori ‘misura’ per l’epoca gestazionale. Che fare? Ma ci dice di non disperare, facciamo l’amniocentesi per essere sicuri che non ci siano problemi cromosomici. Certo è invasiva e potrei rischiare di perdere il mio bimbo, ma ci diciamo che se il nostro bimbo non sta bene, lo vogliamo sapere. Così decidiamo, facciamo l’amniocentesi. Inutile dirlo, mio marito ed i nonni mi mettono subito a riposo forzato, mi fanno alzare dal divano solamente per pura necessità, non mi fanno muovere un dito… ma è per il bene del mio bimbo, non voglio certo perderlo! Passiamo questi giorni di ansia, non mi ricordo quanto tempo sia passato per avere l’esito, ma a me sembrava un’eternità. Arriva il giorno tanto atteso, vado a ritirare l’esito. Leggo e rileggo il referto: NOSTRO FIGLIO STA BENE è PERFETTO! GRAZIE!!!!!!

Inutile dirlo, siamo al settimo cielo e vorremmo urlarlo al mondo intero.

Arriva il momento del controllo ecografico e ci andiamo con il cuore un po' più leggero; certo c’è sempre il fatto di capire come mai c’è questo ispessimento della nuca, ma se i cromosomi sono nella norma, non dobbiamo preoccuparci. Vogliate scusarmi se non ricordo tutti i particolari, spero comprendiate, è passato un po' di tempo e sinceramente non desidero andare a ricercare referti medici, non sono i dettagli medici il fulcro del messaggio che desidero condividere con voi.

È arrivato il nostro turno, appena la dottoressa comincia a fare l’ecografia ho il cuore in gola, capiamo che qualcosa non va e che quel barlume di speranza che si era accesa con l’esito dell’amniocentesi, si spegne e l’angoscia ci assale… il nostro piccolo ha delle anomalie. Non è solo l’ispessimento della nuca a preoccupare, ma anche alcune malformazioni alle dita, al naso ed altre che, messe insieme, preoccupano i medici. Usciamo dall’ospedale con tanta ansia, preoccupazione, anche rabbia … perché noi? Perché? Passano i giorni … facciamo altri controlli, ma quello che ci prospettano è un quadro clinico poco rassicurante per nostro figlio. Ci dicono che fin dalla nascita avrà una vita difficile, complicata, dolorosa, fatta di controlli medici, operazioni e non si sa se avrà anche problemi cerebrali o meno … Ma io non ce la faccio, non posso separarmi da lui… il mio piccolo cresce dentro di me, non posso abbandonarlo. Tutti mi dicono che è una pazzia tenerlo, che se veramente voglio bene al mio piccolo è meglio lasciarlo andare in cielo e non farlo nascere. Io che sono stata cresciuta in una famiglia molto credente, sento dentro di me che l’aborto non è la strada giusta. Ma la mia determinazione viene sgretolata pezzo dopo pezzo da tutto quello che mi dicono gli altri; le persone che mi vogliono bene fanno paragoni con i conoscenti che hanno figli disabili e mi dicono: “Veramente? Vuoi far fare a tuo figlio quella vita? E tu? Vuoi passare la tua vita a vederlo crescere in modo diverso dagli altri? E vederlo soffrire? E se sopravvive? Cosa succederà quando tu non ci sarai più? Finirà in un istituto?”. Poi c’era mio marito che aveva una forza ed una determinazione nel dirmi che non era giusto tenerlo e che saremmo stati egoisti a farlo nascere perché per mancanza di coraggio lo avremmo fatto soffrire, invece era meglio avere a che fare con le nostre coscienze ed accollarci su di noi questa scelta ed evitare la sofferenza a nostro figlio. Per non parlare di chi mi diceva: “Se Dio ha permesso alla scienza di fare passi avanti nelle diagnosi prenatali, allora perché non possiamo prendere noi queste decisioni?”.

Dobbiamo prendere una decisione, il tempo stringe… decidiamo di fare un weekend a Roma, andare a trovare dei cari amici e di alleggerirci i cuori, nella speranza di prendere la decisione ‘giusta’. Me lo ricordo benissimo quel weekend, passato tra lacrime, falsi sorrisi, e tanta angoscia… Torniamo a casa e prendiamo la decisione più difficile della nostra vita e, come capita per le decisioni difficili e sofferte, prendiamo la decisione sbagliata… ci rechiamo in ospedale per l’aborto.

Non mi soffermo sui dettagli, ma anche dentro a questa decisione che ora reputo sbagliatissima, ci sono errori che ho fatto e che con il senno di poi avrei voluto non fare. Al momento dell’ingresso in sala ‘parto’ mio marito viene con me, ma io lo caccio via (non voglio che veda la nascita/morte di nostro figlio, non posso fargli questo) lui non è d’accordo, ma poi capisce ed esce. Non ho voluto vedere il mio bambino e la cosa che più mi peserà successivamente è che non ho voluto sapere dove e se lo avrebbero seppellito, e nessuno me lo ha chiesto, ed io non ci avevo nemmeno pensato… non l’ho fatto nemmeno battezzare.

Tornata a casa, dovrebbe essere finita l’angoscia, il dolore, la sofferenza, perché ho evitato a mio figlio una vita sofferta, ed io? Sono vuota… meno male ho la forza di sfogarmi… trovo la forza di farlo con mia madre, non posso farlo con mio marito, non lo dice, ma lo conosco, so che soffre, forse più di me, anche se rimane in silenzio.

Passa del tempo, trovo il coraggio e vado a confessarmi (me la ricordo ancora quella confessione ed il prete e le sue parole con quegli occhi compassionevoli e pieni di amore). Non ci credo, sono stata assolta, ma io non sono in pace non sento il perdono, ne prendo solamente atto.

Dopo mesi mi rendo conto che non ho chiesto il battesimo per il mio bimbo, altra confessione, altro prete e mi viene detto di non preoccuparmi che Dio è misericordioso e che lo avrà sicuramente accolto in cielo. Anche in questo caso, non sento, non provo pace. Ma la vita va avanti e cerco di riprenderla in mano. Penso al lavoro e nel frattempo mio marito ed io decidiamo di provare ad avere un altro figlio. Ovviamente abbiamo fatto visite genetiche per capire come mai e se ci fosse la remota possibilità che potesse capitare ancora. Ovviamente i medici non sanno darci risposte, ma una cosa dentro di me è certa: se dovesse capitare di nuovo, la mia scelta sarà ben altra!

Comunque, dopo 1 anno e mezzo dal volo in cielo del nostro piccolo, nasce il nostro secondo figlio. È un bellissimo e forte maschietto. Mio marito ed io non gli stacchiamo gli occhi di dosso!
Dopo due anni, abbiamo un altro dono. Il nostro terzo figlio, un altro bel maschio. Ecco la nostra famiglia è bellissima! I nostri figli crescono e siamo felici, siamo una bella famiglia. Siamo contenti!
Il nostro terzo figlio ha 4/5 anni, e ci diciamo: perché non provare a pensare ad un altro figlio? Magari sarà femmina o maschio, non importa, l’importante è che arrivi…

Ed ecco! Nel 2016 nasce il nostro ultimo figlio, maschio, ovviamente! I figli crescono, in mezzo a tante difficoltà, sacrifici, sono tre maschi che fanno la lotta, che urlano… si! A volte sono esageratamente rumorosi e ci fanno arrabbiare, ma quando vengono a cercare l’abbraccio o facciamo qualcosa insieme e ci divertiamo, che Gioia!!!

Vi chiederete, e allora? Qual è l’epilogo? Eccoci…. Fine 2019, la mia vita cambia con una telefonata. Una di quelle che ti trafiggono il cuore… una perdita improvvisa, imprevista, in un giorno che sembra uguale a tutti gli altri, che è trascorso nella frenesia del lavoro, i figli… e poi verso sera? Quella telefonata che ti mette davanti un muro, ero a casa da sola con i miei figli, mio marito era al lavoro. Ho cominciato a dire: “Perché? Perché? Perché? … ”. Non vi racconto volutamente i particolari, appunto perché si desidera l’anonimato... ma questo è l’evento che mi ha fatto ricominciare a recitare ‘l’Ave Maria’ una dietro l’altra e a chiedere Misericordia a Dio Padre, per la persona amata che è volata in cielo inavvertitamente, inaspettatamente.

Per tanto tempo dirò che questo è stato il giorno peggiore della mia vita, il giorno in cui il buio è sceso su di me e che ha cambiato tutto. A distanza di un anno, ho cominciato a dire che quello, sì è il giorno in cui tutto è cambiato nella mia vita, è stato sicuramente un brutto giorno, ma Dio nella sua immensa Bontà e Misericordia lo ha trasformato in un dono meraviglioso, il dono più grande che poteva farmi: La FEDE! Una Fede nata a poco a poco tra mille difficoltà ed il lockdown… mi sono resa conto che non credevo più, o che forse in realtà non ho mai creduto veramente. Ma ora lo so! Lo sento! Dio c’è e ci Ama, nonostante i nostri errori (o orrori) i nostri peccati, il nostro tirarci indietro, le nostre spalle voltate, i nostri occhi ciechi, le nostre orecchie sorde … Lui è lì! Aspetta con Pazienza ed Amore infiniti. Aspetta un nostro piccolo passo, un nostro piccolo sì, celato tra un lamento o pianto … e quando ci accorgiamo della Sua presenza? Ci rendiamo conto che non possiamo più farne a meno!

Ho cominciato a pregare, pregare, pregare. Ed ho capito che dovevo preparami, sul serio questa volta, per chiedere quel perdono con il cuore affranto, quasi a pezzi, perché solamente Dio avrebbe potuto guarire quelle mie ferite che negli di anni avevo provato a nascondere, a soffocare, ma che in realtà erano ancora aperte e facevano male. Finalmente mi sono preparata! Ho fatto una Confessione come si deve con la C maiuscola, ero pronta a chiedere perdono, l’ho fatto! Ho sentito il Perdono di Dio, non l’avevo mai provato prima, ma l’ho sentito! Ho sentito che mi AMA. È vero! Dio è Amore, è Misericordia, è Luce, è Pace, è Gioia, è Tutto!

Dopo qualche mese mi sono decisa, non l’avevo mai fatto, ma ho pregato e mi è venuto il coraggio: ho chiesto una S. Messa per nostro figlio, ho pregato perché arrivasse a Dio il mio desiderio di battezzarlo e perché il Signore lo accogliesse in Paradiso insieme a tutti i suoi figli. Ed ora lo so… il mio bimbo è in Paradiso!

Vorrei dire alle mamme che come me hanno fatto la scelta di interrompere la gravidanza: “Non temete il giudizio di Dio, perché Dio è Amore e se ci accostiamo con sincero pentimento e preghiamo, preghiamo, preghiamo, Dio perdona, non aspetta altro. Ce lo dice Gesù stesso in più occasioni nei Vangeli, in particolare nella parabola del Padre Misericordioso, Lc 15,20: Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò’”. 

 

 

                  

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