Ho quattro figli. Il più grande di loro, Lukas, era un bambino molto precoce in tutto e parlava perfettamente due lingue già all'età di due anni (il papà è tedesco). Prima ancora notavo che ogni tanto si assentava e guardava verso un angolo del soffitto della sua stanza sorridendo e altre volte chiacchierava in maniera incomprensibile come se qualcuno gli stesse accanto. Una volta imparato a parlare, iniziò a raccontarmi quello che vedeva.
In alto c'erano degli angeli che non avevano le sembianze di quelli con le ali che vediamo nelle chiese (anzi lui si arrabbiava molto quando li vedeva rappresentati in quel modo!), ma erano fatti - diceva lui - di luce, di calore e di musica. Una musica bellissima che faceva addormentare il fratellino quando io ero troppo stanca e lui non voleva fare la nanna! Delle entità che lui non ha mai chiamato angeli, ma che tenevano loro compagnia mentre giocavano e li facevano stare bene. Degli amici che gli volevano molto bene, diceva Lukas.
Comunque, un giorno mi chiese come avviene che una donna aspetti un bambino e io gli fornii il massimo della mia spiegazione scientifica al riguardo, in un linguaggio a lui comprensibile. Lui restò molto deluso e mi disse: "Mamma, hai dimenticato la parte più importante! Se Dio non soffia la lucetta nella pancia, non succede proprio niente!".
In seguito mi spiegò che Dio è circondato da tante bellissime lucette e che ogni tanto decide di affidarne una a una mamma e darle un corpo, ma che la lucetta ("è molto importante!", mi disse) continua ad essere di Dio e che la mamma deve solo proteggerla e accompagnarla, ma che non è sua.
Per farvela breve, dall'età di due anni fino a quasi quattro, lui aveva la capacità di vedere queste lucette nella pancia di una donna; anche se passava di corsa riconosceva se una donna era incinta prima ancora che lei lo sapesse! Io seppi da lui che aspettavo il terzo figlio e anche che era una femmina! "Peccato, perché avrei preferito un altro fratellino, ma pazienza!"...
Un giorno una mia amica venne da me a piangere disperata perché il ragazzo l'aveva lasciata. Uscendo da casa mia le cascò la borsa e uscirono un po' di cose. Lukas la vide che raccoglieva le sue cose agitata e le disse: "Non ti preoccupare. Hai la lucetta." Mi sono sempre chiesta che ne sapesse! Ma spesso diceva cose che questo amico gli aveva detto, e che lui riferiva o ripeteva senza capire veramente.
Come accade in questi casi (cosa che ho scoperto dopo), all'età di circa quattro anni, la comunicazione col Cielo finì perché iniziava l'età della memoria. La cosa accadde abbastanza all'improvviso, per quello che ricordo.
Non ho mai capito il senso di tutto questo, ma chissà che non fosse quello di indurmi a proteggere la vita del mio Filippo a tutti i costi (il figlio che, anni dopo, tutti volevano farmi abortire), o quello di riconoscere nel Prof. Noia una specie di "omino delle lanterne", un omino piccolo e buono che si assicura sempre che le lucette restino accese nella notte perché nessuno debba mai rimanere al buio.
Anna